giovedì 20 giugno 2013

Viva la patria


In diretta nel canale TV Publica oggi c'è la manifestazione per la celebrazione della nascita della bandiera Argentina, i quali colori furon decisi da Manuel Belgrano, eroe nazionale che a Salta nel nord argentino, vinse la battaglia decisiva per l'indipendenza argentina.
A Rosario, dove si può vedere il Monumento A La Bandera oggi è doppia festa, sia per motivo nazionale che per la vittoria del Newell's Old Boys.
Restiamo comunque attaccati al sentimento nazionale. La banda ha da poco suonato l'inno, una versione diversa, festosa, come è festoso il modo di omaggiare, incitare e vivere questo genere di emozioni legate all'appartenza patria. Era uan versione briosa, a passi di malambo e a suon di chacarera.
C'è pure un tipo ora, dopo tutti i discorsi di rito, che interpreta Belgrano.
Questo è il lato che mi piace dell'Argentina e che in Italia difficilmente si può vedere, anzi credo proprio sia impossibile.
Quasiasi mio connazionale sa perfettamente che nel bel paese parlar di amor patrio e inneggiare al tricolore significa esser etichettati come qualcosa di molto prossimo a nostalgici del duce. Dall'altro lato è quasi un obbligo morale a tutte le persone che sono o suppongono di essere, diciamo di sinistra, allontanarsi da questa chiamiamola pure corrente. E' altrettanta verità che parlare di diritti umani, diritti dei lavoratori e pace, significa bollarsi di rosso. Tutto questo senza "passare dal via".
E' stata una delle prime cose che mia ha sorpreso è non son riuscito a concepire bene dal principio, un pensiero tra la gente molto prossimo ai tipici canoni della sinistra e ugualmente questo attaccamento allo stato, alla bandiera ed ai valori nazionali. All'essere argentini.
Ora Silvina sta cucinando. Mi ha dato il permesso di scrivere, di appartarmi un attimo. Di certo non ha di che annoiarsi ascoltando Cristina. Ieri era a Cordoba per i quattrocento anni. Oggi a Rosario. Di certo l'entusiasmo non le manca. Io personalmente da esterno, per quel poco che credo d'aver capito e penso, vorrei che uno parte di tutto questo entusiasmo dirottasse per una tutela maggiore al cittadino comune. Sicuramente come scrisse un vissuto giornalista di un conosciuto quotidiano nazionale, io lo riporto amabilmente per come lo ricordo e tutto si riassume in una consapevolezza che si potrebbe fare di più e che è vero che numerosi problemi persistono ma, tra un governo che pare non applicare abbastanza quello che rappresenta sulla carta ed un governo di militari, è ben meglio al prima opzione. Ed io la penso così. Quindi la smetto di lamentarmi perchè a dirla tutta, da buon iatliano, devo lamentarmi di qualcosa.

Mi duole esser scaduto in discorsi di politica, che a dirla tutta mi annoia un po' e spesso la trovo tutto così prolisso specie quando scrivo io, che certamente non ho il dono della sintesi.
Un accenno a Moreno. Mi piace la figura di Mariano Moreno. Era un rivoluzionario vero, e come i veri rivoluzionari, il suo pensiero era forse un passo avanti all'intendimento comune. Ma se non fosse così non si parlarebbe di pensiero rivoluzionario. Credo sia un tema vecchio come l'uomo, o come le prime collettività. perchè ciò che non cambia credo sotto sotto, nonostante quello che si possa dice, alla gente piaccia. da più sicurezza. Ciò che è nuovo, ciò che può esser un cambiamento, non è difficile che sia un affacciarsi ad una prospettiva dove poco è definito e molto è da definirsi. Non a tutti piace. Quello che è diverso fa paura.

Ho iniziato a legger L'Eternauta, un fumetto nazionale di grande pregio. Una storia di fantascienza, specchio dell'Argentina degli anni cinquanta. Specchio di un paese, di una realtà attuale e di una realtà a venire, come la Fantascienza che può fregiarsi di esser scritta con la maiuscola, sa parlare. Sarà per questo che l'autore del quale ora mi sfugge il nome, fu fatto sparire dal regime nel '78? Grande misterio.

Per oggi chiudo qui. La pasta sta cuocendo, Cristina parla e oggi in teoria dobbiam andare a comprare il frigorifero. Viva l'Argentina.


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